venerdì 26 agosto 2011

Antonio Pitaro: un uomo di scienza il cui ricordo vive tra mistero e realtà.


Al contrario di quanto possa sembrare dalla terra di Calabria emergono,da sempre,uomini di libero ingegno,uomini eruditi,uomini che s’innamorano di ideali grandi,universali e li perseguono con ostinazione.
“E’ la terra del contrasto e dell’individualismo che una volta fu nutrice di briganti e d’avventurieri,ma fu pure madre feconda di mistici,d’utopisti e di filosofi.” (Oreste Dito)
Antonio Pitaro fu uno di questi uomini di valore,di cultura e di grande ingegno ma che portano nell’animo le contraddizioni delle loro terra aspra,difficile e martoriata dall’uomo e dalla natura. Pitaro è stato a lungo dimenticato dalla sua gente e ricostruirne una biografia attendibile non è alquanto semplice in quanto attorno a questa figura è presente un alone di mistero creato,da alcuni biografi ma anche dallo stesso Pitaro.
Antonio Pitaro nacque a Borgia (Cz) da Saverio e Rosa Febrajo il 31 agosto 1767. La data di nascita non è accertata,alcune fonti la riportano nel 1774. Egli nel corso della sua vita,cambiò la sua età ripetutamente,cos’ come dichiarò nomi diversi agevolando la sensazione di enigmaticità e mistero attorno alla sua figura. Fu battezzato nello stesso giorno di nascita ,come si usava a quel tempo,e gli furono attribuiti i nomi di Domenico Antonio Ferdinando Raimondo.
Antonio fece parte di una famiglia distinta che generò abili professori in medicina.(Il padre Saverio viene menzionato dal figlio come uomo di scienza e di valore inoltre un cugino di Antonio,Gioacchino Pitaro, sempre nativo di Borgia era medico e fisico. Questi dati lasciano intendere come la situazione economica familiare fosse agiata da potersi permettere ottime preparazioni scientifiche e umanistiche). Fece i primi studi nel seminario arcivescovile di Squillace non manifestando una chiara vocazione religiosa. Egli studiò con profitto e dopo aver fatto rapidi progressi nelle scienze naturali, si trasferì a Napoli, capitale del Regno, per intraprendere gli studi di medicina. Dovette laurearsi giovanissimo poiché,secondo le sue affermazioni, a soli ventuno anni (nel 1788) fu docente di fisica all’Ospedale del Corpo Reale di Artiglieria di Napoli,subito dopo Direttore dell’Ospedale Militare,e l’anno dopo Presidente dell’Accademia Reale della Marina. L’attività scientifica di Pitaro a Napoli fu intensa e frenetica; proprio grazie ai suoi numerosi lavori, egli raggiunse una credibilità notevole in campo accademico, nonché un’altissima reputazione.
Nella seconda metà del Settecento Napoli era centro d’attrazione dei giovani intellettuali calabresi e non,la scena culturale fu dominata da alcune personalità di grande prestigio come Antonio Genovesi,Ferdinando Galiani,Gaetano Filangieri,Francesco Mario Pagano che diffusero i principi dell’Illuminismo. Questo fermento culturale rapi il giovane Pitaro la cui fama spiccava dagli ambienti scientifici a quelli culturali,e anche nei salotti mondani. Secondo alcuni ,nel periodo napoletano,Antonio Pitaro ebbe una relazione con una celebre ma sfortunata nobildonna napoletana: Luisa Sanfelice.
Nel marzo 1799 fu proclamata la Repubblica Napoletana;tra i maggiori artefici della rivoluzione in campo politico e militare furono annoverati numerosissimi Calabresi. L’attività di Antonio Pitaro durante la breve vita della Repubblica non è chiara. Il suo comportamento pare sia stato ambiguo ma il suo contributo fu rilevante alla causa repubblicana. Egli esaminò una palla incendiaria inglese ritrovata da truppe francesi e fu in grado di ottenere un modello con capacità incendiare e distruttive superiori. L’Ammiraglio Francesco Caracciolo (originiario di Girifalco,in provincia di Catanzaro) si servì dell’ordigno nei combattimenti contro gli Inglesi guidati dal valoroso Ammiraglio Nelson,eroe di Aboukir.
La Rivoluzione Napoletana ebbe vita breve in seguito all’intervento del Cardinale Ruffo,del già citato Nelson e con l’apporto di truppe turche e russe che riportarono sul trono i Borboni. Furono perseguitati tutti gli intellettuali ed i sostenitori della Repubblica Napoletana,molti Calabresi finirono sul patibolo mentre Pitaro fu imprigionato nelle carceri di Castel dell’Ovo ,da dove evase abilmente (pare travestito da donna) e riparò a Capri ,non ancora occupata dagli inglesi. Da qui parti per l’esilio in Francia.
Con la caduta della Repubblica Napoletana,una nuova ondata di esuli italiani raggiungeva la Francia,in maniera particolare la capitale Parigi. Sembra che Pitaro prima di approdare a Parigi fece due soste a Marsiglia e Lione. In Francia si dedicò interamente ai suoi studi prediletti e dopo sedici anni di residenza a Parigi ottenne la naturalizzazione francese (probabilmente nel 1816).Riuscì ben presto ad introdursi nei salotti parigini, e in particolare nel salotto di Maria Letizia Ramolino, madre di Napoleone, finendo col divenire medico di quest’ultima. Ottenne una buona fama e Napoleone stesso lo nominò primo medico di Corte e successivamente gli diede la Presidenza della Reale Accademia delle Scienze. Ebbe la nomina a medico legale della Corte di Appello di Parigi,e di varie Società mediche non solo francesi,ma anche di Westminster,di Londra e di Napoli. Ottenne anche il privilegio reale di poter esercitare la professione in tutte le terre dell’Impero. La fama, le importanti amicizie e la protezione dalla polizia che ottenne, in questo periodo, gli permisero di affrontare con tranquillità anche i radicali cambiamenti della Restaurazione. Si spense a Parigi il 28 luglio del 1832 nella sua abitazione di rue Hauteville al numero 2. Nonostante la buona fama raggiunta, la sua fu una morte senza clamori: ciò è probabilmente dovuto sia all’insieme di fattori (quali le rivolte, e il dilagare del colera), che tenevano l’intera città col fiato sospeso, sia alla perdita progressiva, da parte di Pitaro, delle facoltà mentali e delle capacità fisiche, che determinarono un suo rapido allontanamento dagli amici e dal centro della cultura del Paese.
Antonio Pitaro non fu solo medico ma anche poeta e scrittore. Tra le sue opere ricordiamo un trattato sulla produzione della seta,gli studi sugli effetti e sulla terapia del tarantolismo (opera ultimata in Calabria dopo delle osservazioni fatte tra Catanzaro e Borgia),sul galvanismo,sulla “materia grigia” trovata nella grotta dell’Arco a Capri,sulla terapia contro la morte da soffocamento.
Pitaro medico ,scienziato,poeta,letterato,visse tra un mito e la realtà di esule,tra le asprezze della Rivoluzione Napoletana del 1799 e l’avvincente vita parigina d’inizio ‘800,tra medicina e poesia. Conobbe e frequentò personalità che contribuirono a scrivere la storia dell’Italia e della Francia,partecipò ai loro progetti e ai loro intrighi. Fu un intellettuale con tratti di genialità che spaziando nei diversi campi del sapere,fece emergere sempre la sua cultura di base:un medico che praticò sempre la medicina e che gli consentì di approfondire molte delle sue ricerche attraverso le conoscenze di fisica,chimica,fisiologia e clinica. A Parigi gli è stato eretto un monumento in una villa cittadina, per eternarne l’opera e l’ingegno.

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